Premessa: le modifiche descritte di seguito richiedono la conoscenza delle elementari norme di sicurezza connesse al rischio elettrico. Le tensioni elettriche presenti nei circuiti descritti sono in grado di arrecare gravi infortuni o essere letali, pertanto si sconsiglia di effettuare tali modifiche se non si possiede la necessaria preparazione tecnica.
Se non fosse per l'esterofilia acuta che ci contraddistingue sarebbe facile accorgerci che in Italia si realizzano degli ottimi prodotti audio, prodotti che non hanno niente da invidiare alle realizzazioni estere del momento, leggi Trends TA 10.1 o KingRex, tanto per restare nell'ambito della classe D. Questo articolo cerca di dimostrare che con un poco di impegno e tanta voglia di guardarsi intorno si può realizzare un integrato mimimalista in classe D assemblato a partire da componenti "full-made in Italy". Partiamo dal cuore: Audiodigit, piccola azienda italiana, ha realizzato, molto prima che il KingRex apparisse sul mercato, un gioiellino basato sul Tripath 2020 che ha riscosso grande successo in Italia e all'estero (vedasi forum su DiY Audio etc..), recensito tra l'altro da TNT-Audio in una comparativa sul T-Amp;
Per quanto riguarda l'involucro mi sono rivolto ad un'altra azienda italiana che realizza, secondo me, bellissimi cabinet per elettronica, tra i quali, l'arcinoto "GALAXY" e un bellissimo contenitore studiato appositamente per accogliere il T-amp originale. Uniamo le due cose è il gioco è fatto: si tratta di realizzare un pannellino posteriore nel materiale che preferite, io ho scelto il polistirolo trasparente per maggior effetto, ma si può realizzare in lamierino, alluminio, etc.. . Procuratevi due connettori RCA (cinch), 4 connettori per diffusori (potete usare quelli a morsetto che accettano anche cavi spellati o quelli che usato io che accettano solo banane), un interruttore da pannello (220 V 5 A), una presa VDE a vaschetta. Ah dimenticavo! Nonostante le dimensioni lilliputziane del cabinet, ho deciso di integrare all'interno anche l'alimentazione, in modo da realizzare un piccolo ampli valido nel suono ma anche pratico nell'utilizzo. La soluzione migliore in questi casi è un'alimentatore switching (non storcete il naso), tecnologia ormai ampiamente sdoganata anche nel settore audio (leggi Jeff Rowland, Linn etc..). Ho utilizzato un alimentatore da 3 A simile a quello fornito in bundle con il Trends, l'ho modificato estraendolo dal guscio in plastica, eliminando la presa di alimentazione sulla pcb e migliorando la schermatura con un foglio aggiuntivo di pellicola schermante. Ho inoltre allungato il cavetto del led per riportarlo sul pannello frontale dell'ampli.
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Beh, il suono del Audiodigit 2020 è piuttosto conosciuto e apprezzato, per una disamina più competente della mia vi rimando alla prova comparativa pubblicata su Tnt-Audio. Io, in abbinata alle Indiana Line Arbour 5.06, lo trovo eccellente, equilibrato, un suono completo e maturo come si addice ad un vero prodotto hi-end. In questa configurazione, cosa che avevo già notato per la "Fenice 20" (basata sul Tripath 2024), con cavi di alimentazione, di segnale e di potenza ridotti a pochi cm, e nonostante la coabitazone con l'alimentazione switching (che in teoria dovrebbe emettere non poco disturbo), all'ascolto sembra andare anche meglio rispetto all'abbinamento con lo Zetagi HP 145. Un ringraziamento all'amico Tore Motzo che ha fornito le cavie per l'esperimento.
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